Premessa: viaggiare è la
mia passione, così come andare in bici.
Viaggiare in bici è
ovviamente il massimo: è possibile coprire distanze notevoli andando
alla giusta velocità per vedere tutto ciò che ci circonda, avendo
la flessibilità di arrivare ovunque e di fermarsi in qualunque
momento, senza vincoli di aree pedonali o problemi di parcheggio.
In ogni continente mi sono
imbattuto in pazzi che pedalavano da (o dovevano pedalare per) 5 o 6
mesi: in Australia (da Sydney a Perth), in Indocina (partendo
dall'Europa), in Africa (da Nairobi a Cape Town) e, in questa
occasione, in Centro America (partendo dagli USA e andando in Cile).
Io, nel mio piccolo, mi
sono cimentato nel 2012 in un personale “giro d'Italia” di un mesetto. Non mi sento ancora pronto (e
probabilmente non lo sarò mai) per qualcosa di più lungo ed
avventuroso; più che dal un punto di vista fisico, da quello
mentale.
Però, ogni volta che sono
in viaggio, non perdo occasione per noleggiare la bici almeno per un
giorno.
In Centro America l'ho
fatto 3 volte: Puerto Vallarta (Messico), Omepete (Nicaragua), La
Fortuna (Costa Rica).
E per 3 volte ho avuto
problemi... Oddio, è abbastanza normale: le bici a noleggio nei
posti dove viaggio spesso (quasi sempre...) non sono un gran chè.
Però 3 su 3 è una percentuale inquietante...
Puerto Vallarta, come si
può intuire dal nome, è sul mare; però è in una zona collinare,
ed io ero diretto in cima ad un colle lungo una bella strada sterrata
che risale un torrente, quando il sellino ha ceduto. Tranquilli,
benchè Puerto Vallarta (l'ho scoperto in seguito...) sia un ritrovo
internazionale di gay, non ho perso il sellino: semplicemente si è
rotto il fermo che blocca l'altezza dello stesso, per cui mi sono
ritrovato a pedalare con la sella bassissima e le ginocchia in bocca; scomodissimo e
faticosissimo. Non sono riuscito ad arrivare in cima. Niente di
grave: ho girato la bici e mi sono goduto la discesa col baricentro
basso, con pausa per un bagnetto rinfrescante nel torrente con tanto
di birretta fresca offertami da due tipi del luogo.
Omepete è un isolotto sul
lago Nicaragua: mi ripromettevo di farne il giro completo, che in
realtà è un “8”, dato che Omepete sono due vulcani collegati da
un itsmo; parto proprio da qui ed inizio a girare intorno al vulcano
più piccolo, che però è anche la parte più difficile, dato che è
completamente sterrata e molto nervosa, cioè piena di sali-scendi.
Il giretto procede bene,
malgrado la bici sia un mezzo catorcio; l'ambiente è bucolico,
sembra di pedalare in una gigantesca fattoria, con mucche cavalli
oche galline cani maiali asini che continuamente sono in mezzo alla
strada.
Per superare uno strappo
impegnativo mi alzo sui pedali e...TLAK! si rompe la catena... Mi tocca
spingere la bici per circa 10 km fino all'ostello.
Non mi risulta che Omepete
sia un ritrovo gay, ma anche qui l'ho preso in quel posto...
La Fortuna è un paesino
ai piedi del vulcano Arenal. La zona è bellissima: ondulata, verde,
con un lago nelle vicinanze... un paradiso per la bici.
Considerando che la
giornata è splendida e che il giorno prima il Milan ha perso 4-1
contro l'Atletico Madrid (e quindi ho bisogno di sfogarmi) sono
carico al punto giusto.
La bici (una volta tanto)
è molto buona, la catena è ben oliata e non minaccia rotture, e
quando chiedo il kit di riparazione in caso di forature, il tipo del
negozio mi risponde: “tranquillo, non serve: noleggio bici da 10
anni e nessuno ha mai bucato”.
Sarà...
Dopo circa 30 km arrivo al
lago e mi fermo a fare una foto col vulcano sullo sfondo: il panorama
è meraviglioso; non c'è nessuno in giro, sembra quasi che quel lago
e quel vulcano siano stati creati esclusivamente per me. Mi godo il
momento: mi sento l'uomo più fortunato del mondo.
La Natura, ancora una
volta, mi fa dono della sua maestosità: gli occhi sono appagati da
questa vista incredibile, la pelle è piacevolmente riscaldata dal
sole, le orecchie sono deliziate dal canto degli uccelli e dal sibilo
di questo vento che mi accarezza i capelli... sibilo?!? Vento un
cazzo: ho bucato!!! (citazione)
Sembra quasi, da quanto bestemmio, che il
vulcano abbia ripreso la sua attività sismica... Inizio a spingere la bici (sembra diventato il mio
passatempo preferito in Centro America); quando vedo una casa chiedo
se hanno l'occorrente per aggiustare la gomma, e mi dirottano 500m
più avanti dove abita un meccanico, tale Josè.
Arrivo in una sorta di
piccola fattoria, chiedo di Josè e lo trovo in una stalla intento a
mungere una mucca... Mi domando se un contadino che munge una mucca
sappia aggiustare una foratura; probabilmente sì. Poi mi domando se
il mio ciclista di Tradate sappia mungere una mucca...
Vabbè...
Spiego a Josè la
situazione, e mi invita e seguirlo nella sua officina, che è un
magazzino di robivecchi. Io, con lo sguardo, cerco disperatamente in
mezzo a quel marasma una pompa, mentre lui rovista in una cassetta
degli attrezzi che sicuramente contiene qualcosa appartenuto ai
Conquistadores spagnoli... Con mia grande sorpresa tira fuori
un adattatore per la valvola del pneumatico e lo usa per collegare lo
stesso ad un compressore, che a prima vista a me sembrava un
residuato bellico. Inizio a riprendere fiducia, anche perché piano
piano appaiono mastice e pezze. Quando gli dico che sono italiano, mi
racconta che lì vicino vive da una decina di anni un connazionale
che definisce loco (pazzo).
Per farla breve, la gomma
viene riparata, e posso riprendere il mio giro. Juan mi chiede dove
sono diretto, e quando glielo dico, mi fa: “Ma da solo? Tutti
questi km senza neanche una camera d'aria di scorta?” Poi scuote la
testa, sorride e dice: “otro italiano loco...”
Dagli torto...
PS: BICI è l'anagramma di
CIBI, altra mia grande passione. Non può essere una coincidenza